domenica 30 gennaio 2011

8 e 1/2 @Stazione Leopolda


Nel 2011 Trussardi celebra i suoi primi 100 anni di storia e per farlo al meglio ha portato a Firenze, in occasione del Pitti (nonostante la fine della manifestazione, la mostra è sempre aperta), la mostra 8 e 1/2, il cui titolo si ispira all'omonimo film di felliniana memoria. E' un racconto per immagini, un susseguirsi continuo di flash back e di suggestioni, di ricordi e déjà vu attraverso una sequenza di opere ed installazioni che sono state poste in luoghi storici o emblematici di Milano, prima di sbarcare nel capoluogo toscano.
Il primo impatto, al momento dell'ingresso alla mostra, si ha con l'inglese Martin Creed (vincitore del Turner Prize nel 2001) che accoglie i visitatori con un ironico messaggio che campeggia sulla facciata della Stazione Leopolda: Everything is going to be Alright.
All'interno la prima apparizione è Short cut (Scorciatoia) di Micheal Elmgreen e Ingar Dragset: una Fiat Uno bianca con roulotte al seguito che spunta dal pavimento da quello che sembra esere un lungo viaggio all'interno della Terra.
Subito dietro appare il gigantesco autoritratto, sotto forma di pallone aerostatico, dell'artista polacco Pawel Althamer. Ironico monito allo smisurato ego di molti artisti. Sicuramente posto vicino al suolo e in un luogo chiuso, l'opera non rende la sua potenza espressiva come quando fu lasciato nei cieli sopra la città di Milano per un mese intero.
Le bizzarie continuano con la dissacrante rappresentazione di George W. Bush, in silicone rosa shocking, colto nell'atto di sesso anale con un povero maiale.
Ancora oltre, appare alla vista la House of Bread, realizzata dallo svizzero Urs Fischer. Si tratta di una casa di pane a grandezza naturale, che sembra fuoriuscire da una delle fiabe dei fratelli Grimm.
Il percorso di conclude con Maurizio Cattelan. We è un doppio ritratto di se stesso e di un suo clone. I corpi dei due uomini riposano privi di vita su un letto di legno e i visitatori diventano inconsciamente protagonisti di una veglia e non possono esimersi dal riflettere sul senso dell'esistenza.
Vi sono anche diverse installazioni. Opere d'arte che non apprezzo e poco comprendo, per questo ho preferito non commentarle.
Il contesto in cui si instaura la mostra, ovvero la Stazione Leopolda, in parte fatiscente è un luogo che aumenta notevolmente la potenza evocativa delle opere al suo interno e non ne distoglie l'attenzione.

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