venerdì 14 ottobre 2011

Drive: la consacrazione del regista Winding Refn


Il protagonista non ha nome, non viene mai pronunciato nell'arco di tutto il film. Si limita a guidare, sia come stuntman che come autista per rapine o furti. Oltretutto lavora in una officina, il cui datore da lavoro gli fa anche da agente. La vita del giovane scorre piano, lenta, vuota, finché non ha luogo l'incontro con la vicina di casa, Irene, e con suo figlio, Benicio. Qualcosa sembra scaldare il cuore del taciturno protagonista. I guai cominciano con la scarcerazione del marito di Irene, costretto a pagare il costo della protezione ricevuta dietro le sbarre. Da qui un'ascesa di violenza, che porterà Driver a prendere le sembianze del vendicatore per liberare da qualunque peso, e a qualunque costo, la sua amata. 
Un film che ricorda in un certo qual verso per velocità di narrazione Taxi Driver e che sembra attingere in pieno per certe scene dai film di Cronenberg. Il ritmo è lento, è giusto dirlo, ma è quella flemma utile e necessaria per la trama e per il personaggio. Questa pellicola va ad aggiungere al suo palmares (premio alla giuria del Festival di Cannes) anche la nomination a migliore film di questo 2011, per quanto è stato proposto finora. Ryan Gosling assolutamente eccezionale (da Young Hercules di strada ne ha fatta) nella parte del ragazzo la cui anima è travagliata, lancinata da qualcosa che non ci è dato sapere, ma che nasconde abilmente tutto dietro al suo quasi mutismo. E signori e signore, come non si può apprezzare l'indumento che indossa quasi sempre, ovvero questo capolavoro eccezionale di vestiario tamarro quale è il giacchetto argentato con scorpione in rilievo sul retro? 
Assolutamente da vedere, fin dai titoli iniziali, liberamente ispirati ad American Gigolò. 






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